• Apriamo le nostre mani alla gioia della Vita

Articolo di Franca Zambonin in Famiglia Cristiana n. 36 del 9/9/2001

http://www.sanpaolo.org/fc01/0136fc/0136f166.htm

ARRIVEDERCI…

Il libro di Erika Gazzola, scomparsa a 13 anni, per una scuola che insieme alle nozioni insegni anche le emozioni. Il dolore può diventare «la forza di fare positive le cose».

Maturano i fichi e le noci, si riaprono le scuole, e sono i segni dell’estate finita. Voglio salutare l’inizio della stagione con la storia di una scolara che inaugurava il suo anno scolastico scrivendo sul quaderno nuovo: «Scuola, amore mio». Si chiamava Erika Gazzola, è morta a tredici anni. Questo è il fatto disperante della storia. Poi ci sono i fatti della speranza: un’associazione nata in suo nome e animata dai tanti che le hanno voluto bene, i maestri, i compagni, gli amici di famiglia; e un libro intitolato Inno alla vita che raccoglie i pensieri, le poesie, i disegni, gli articoletti per il giornalino di classe di quando Erika faceva le elementari.

Erika Gazzola era nata a Cittadella, in provincia di Padova, il 23 giugno 1982, è morta il 21 maggio 1995 sulla strada statale vicina a casa sua mentre tornava in bicicletta. Il giorno dopo i genitori decisero di donare i suoi organi. Sulla copertina del libro c’è il ritratto di famiglia disegnato da Erika: la mamma Giuliana bionda e riccia, il padre Franco con i baffi neri, operaio specializzato, Erika che ride e il fratellino Simone con il ciuccio. Dentro c’è la descrizione di un mondo piccolo che, nella fantasia di una bambina, diventava immenso. I fiori che «piangono anche loro e noi crediamo sia rugiada»; la luna, «pastore delle sue stelle e noi la contempliamo». I compagni della scuola “Dante Alighieri” di San Giorgio in Bosco disegnati uno per uno, da Agostini Loris a Zecchin Giulia, che «assomigliano alle operazioni: le sottrazioni, quelli così così; le addizioni, quelli bravi; le moltiplicazioni, i bravissimi». Il maestro Isidoro che su un fornello in classe cucinava per i suoi scolari una volta la polenta e un’altra la zucca («Slurp! Urrà!»), e dopo che le avevano mangiate gliele spiegava…

Si legge il libro e si capisce che la scuola vera è quella che non si ferma alle nozioni ma comunica soprattutto emozioni e sentimenti. «Io so che nel mondo ci sono il bene e il male. Io so che sono stata creata dall’amore dei miei genitori. Io so che sono unica. Io so che so tantissime altre cose che qui non ci starebbero, ma sono nel mio spirito e nel mio cuore». Erika era una bambina consapevole e allegra: «Ridere è sentirsi bene dentro, è la forza di fare positive le cose… La mia fonte essenziale, in questo mondo tutto grigio, tutto quadro, tutto smog, è il riso». Il maestro Isidoro assegnò il compito su cos’è il tempo, ed Erika rispose: «Il tempo è un gioco che non finisce mai». In una poesia dedicata alla mamma ha scritto: «Il tuo cuore / è come il primo raggio di sole / la prima stella nel cielo / la prima goccia di pioggia». E in quella dedicata al papà: «Il tuo spirito di vita / è come un formicaio / la tua sensibilità è una foglia / che scivola nell’acqua limpida / le tue mani sono la roccia / che resiste alle intemperie». E per favore non chiamatela retorica: l’enfasi dei bambini è sempre verità.

Il “maestro Isidoro”, tante volte citato nel libro, di cognome fa Rossetto e tre anni fa ha fondato l’Associazione Erika, che si propone di promuovere attività in favore dei bambini. Rossetto l’ha presentata così: «Facciamo nostro l’invito della Presidenza del Consiglio che a proposito della legge sull’infanzia, la 285/97, affermava: “Occorre essere tanto grandi da prendere sul serio le cose dei piccoli”. Noi abbiamo preso sul serio il messaggio di Erika». Il primo atto è stato la raccolta in libro delle cose scritte e disegnate da Erika (ed erano così tante che ora è in preparazione un secondo libro dal titolo: La mia scuola). Con i ricavati delle vendite, l’Associazione ha mandato contributi, modesti ma importanti come segno di solidarietà, a una scuola in Camerun, a un missionario in Brasile che raccoglie i bambini di strada, alla scuola materna di Azarye, un villaggio vicino a Gerusalemme. Così, il dolore per la perdita di una bambina amatissima da una intera comunità diventa «la forza di fare positive le cose», come direbbe Erika.

Spero di aver invogliato alla lettura del libro, in questo inizio di scuola che per alcuni bambini, e pure per i loro genitori, ha l’aria di un trauma. Costa ventimila lire, lo si chieda all’Associazione Erika, Via Spino 15 – 35010 San Giorgio in Bosco (Pd).

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